Perchè cambiare.

Work in progressDal prossimo anno scolastico 2015/16, il Liceo Scientifico “V. Volterra” si da una nuova organizzazione metodologica-didattica. L’esigenza nasce da una realtà oggettiva – l’aumento delle iscrizioni alle classi prime tale da determinare il numero totale di 58 classi presenti nell’istituto – e da una consapevolezza di natura professionale, ormai non più rinviabile. Riuscire a coniugare le due esigenze, sviluppando un’opportunità educativa e formativa, molto rara nel panorama scolastico italiano, rappresenta una sfida importante che ci colloca al passo dei tempi che viviamo.Oggi emerge la necessità di progettare la scuola come uno spazio integrato in cui gli ambienti finalizzati ad attività diverse hanno la stessa dignità formativa e presentano caratteri flessibilità in grado di accogliere in ogni momento persone e attività, riuscendo ad offrire caratteristiche di funzionalità e anche di benessere. La scuola così, diventa il risultato del sovrapporsi di diversi tessuti ambientali: quello delle informazioni, delle relazioni, degli spazi e dei componenti architettonici, dei materiali, che a volte interagiscono generando stati emergenti significativi nella relazione insegnamento-apprendimento ovvero nella relazione docente-studente.

“L’uso diffuso e quotidiano delle tecnologie permette e richiede un’organizzazione diversa dello spazio dell’apprendimento. Di qui la necessità di una progettazione integrata tra gli ambienti che potremmo definire, mutuando un’espressione dal mondo degli ambienti on line, “interoperabili”, in cui si pratica una didattica coinvolgente che non ha paura di “pareti trasparenti” che consentono la condivisione “oltre l’aula”.  La matrice della scuola è pensata in modo da lasciare sempre una possibilità di variazione dello spazio a seconda della attività desiderata. La flessibilità degli arredi e la polifunzionalità degli ambienti permette di aumentare il tempo di utilizzo grazie alla possibilità di riconfigurazione finalizzata allo svolgimento di attività diverse.” (Elena Mosa – Ricercatrice Indire)

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